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dai GIORNALI di OGGI

OBAMA: "Occorre prevenire le gravidanze non volute e ridurre il ricorso all’aborto"

ARCIV. FISICHELLA:

"Se proibisce la tortura non dica no alla vita nascente"

2009-01-24

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Dalessandro Giacomo

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CORRIERE della SERA

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2009-01-24

proteste dei gruppi antiaboristi e dei vescovi americani

Obama rifinanzia gli abortisti

Rischio di polemiche col Vaticano

Ma il presidente precisa: "Occorre prevenire le gravidanze non volute e ridurre il ricorso all’aborto"

WASHINGTON – Dopo la chiusura di Guantanamo entro un anno e dopo il divieto delle torture dei detenuti, Obama adotta una terza misura che rischia di portarlo su una rotta di collisione non solo con i conservatori americani ma anche con il Vaticano. Secondo la Casa Bianca, il presidente sta per ripristinare i finanziamenti statali Usa alle Organizzazioni internazionali non governative per il controllo delle nascite che accettano l’aborto, una misura molto controversa.

Barack Obama (Ap)

Barack Obama (Ap)

LA STORIA - I fondi vennero aboliti dal presidente repubblicano antiaborista Ronald Reagan, nell'84, dopo la conferenza dell’Onu a Città del Messico, vennero poi ripristinati dal presidente democratico Bill Clinton nel gennaio del ‘91, e vennero infine proibiti da George W. Bush nel gennaio del 2001. Clinton e Bush jr. annunciarono la loro decisione il 22 gennaio, una data simbolica, l’anniversario della sentenza della Corte suprema che legalizzò l'aborto. Stando al "Wall Street Journal", Obama ha atteso un giorno per non aggravare le polemiche. Nella campagna elettorale, il presidente si pronunciò a favore dell’aborto, pur osservando che "è una situazione tragica che tutti vorrebbero evitare". Giovedì in un comunicato Obama ha aggiunto che "occorre prevenire le gravidanze non volute, ridurre il ricorso all’aborto, e allargare l’accesso delle famiglie ai contraccettivi e ai servizi preventivi". Hanno anticipato la misura di Obama le proteste dei gruppi antiaboristi e dei vescovi americani, che hanno chiamato in causa anche il vicepresidente Joe Biden, un cattolico.

VATICANO - La Casa Bianca prevede una reazione ufficiale - negativa - da parte del Vaticano, uno degli architetti della politica dell'84. Un altro motivo di contrasto tra Obama e il Vaticano potrebbe essere l’annuncio della Federal Food and Drugs Administration o Fda, l’ente di controllo degli alimentari e dei farmaci, che nei prossimi mesi la Geron, una società di ricerca privata, compirà esperimenti con le cellule staminali su 8–10 persone paralizzate per restituire loro almeno parziale libertà di movimenti. In base a una legge di Bush, gli esperimenti non possono essere finanziati dallo Stato, e comunque la Fda ha dato il via alla Genron senza attendere la decisione del presidente. Ma durante la campagna elettorale Obama non escluse di appoggiarli. Il Vaticano si oppone perché le cellule staminali vengono estratte da embrioni forniti dalle cliniche della fertilità e gli embrioni muoiono. Le cellule della Geron risalgono ad anni fa e furono custodite in vitro. A differenza di quelli con Bush, i rapporti del Vaticano con Obama si preannunciano difficili: c’è più sintonia in politica estera – Medio Oriente, Islam ecc – ma meno in quella che gli americani chiamano politica sociale.

Ennio Caretto

23 gennaio 2009(ultima modifica: 24 gennaio 2009)

 

 

 

Il presidente della Pontificia Accademia per la vita e la svolta di OBAMA

"È l'arroganza di chi si crede nel giusto"

L'arcivescovo Fisichella: "Se proibisce la tortura non dica no alla vita nascente"

L'arcivescovo Fisichella

CITTÀ DEL VATICANO — "Apriamo gli occhi, mi sembra ci sia in giro molta polvere di stelle. Sa cos'è?".

No, eccellenza, cos'è?

"Succede quando ci sono tanti problemi urgenti, seri, e insieme delle difficoltà oggettive, mancanza di risorse eccetera. Allora si vanno a prendere altre cose che luccicano e soddisfano forse chi vive di ideologia. Solo che in concreto non portano ad alcun risultato, se non a nascondere i problemi veri". L'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita nonché rettore della Lateranense, considera preoccupato e un po' desolato i primi passi di Obama in tema di aborto. "L'essenziale è saper ascoltare tutte le istanze del Paese, senza rinchiudersi in visioni ideologiche con l'arroganza di chi, avendo il potere, pensa di poter decidere della vita e della morte".

Il presidente Obama ha abolito la legge che vietava di finanziare le organizzazioni internazionali che sostengono, per la pianificazione familiare, anche l'aborto...

"Come dice il proverbio: chi ben comincia è alla metà dell'opera... Se questo è uno dei primi atti del presidente Obama mi sento di dire, con tutto il rispetto possibile, che il passo verso la delusione è assai breve. Anche perché, quando ci si erge giustamente a paladini della dignità della persona, ci si aspetta che tale diritto sia esteso a tutti, senza discriminazioni né contraddizioni profonde".

Parla della chiusura di Guantanamo e del no alle torture?

"Appunto. Nel momento in cui si vuol fare chiarezza su questo — e ripeto: giustamente —, ci si aspetta che tale preoccupazione possa riguardare anche la vita nascente. Il mondo di oggi è più piccolo di quello che crediamo e i temi etici suscitano grande incertezza e magari gravi conflitti nella popolazione. Per questo vanno affrontati con grande prudenza e non con l'arroganza di chi si crede nel giusto, apponendo la firma a un decreto che di fatto è un'ulteriore apertura all'aborto e quindi alla distruzione di esseri umani".

Barack Obama è per il diritto di scelta ma ha invitato a trovare un "punto d'incontro" e "prevenire le gravidanze non volute, ridurre il ricorso all'aborto "...

"Guardi, sulle questioni etiche non si può giocare con le parole. Dal presidente di un Paese qualsiasi all'ultimo dei parlamentari, andrebbero evitate visioni strabiche, lo scarto tra ciò che soggettivamente uno pensa e ciò che oggettivamente fa. "Sono personalmente contrario all'aborto, però...". Mi sembra che nascondersi dietro i sofismi non sia degno di chi ha delle responsabilità verso i cittadini. La gente vuole chiarezza".

Tra l'altro, torneranno i finanziamenti federali alla ricerca sulle staminali embrionali.

"La mia prima impressione, se lo facesse, sarebbe di un cedimento alla pressione delle grandi multinazionali del settore. In tutto il mondo gli scienziati spiegano che la ricerca sulle staminali adulte funziona mentre quella sulle embrionali non va da nessuna parte. Addirittura, in alcuni settori, gli interventi sulle cellule a livello genetico stanno superando la necessità di lavorare sulle staminali adulte. Insistere sulle embrionali significherebbe imboccare un vicolo cieco indicato dall'ideologia e non da una valutazione scientifica. No, il problema non è scientifico, è ideologico. Ed economico".

La maggioranza dei cattolici ha votato Obama, però.

"Non credo che chi lo ha votato abbia preso in considerazione i temi etici, anche perché vengono astutamente lasciati fuori dal dibattito elettorale. Certo non penso che queste scelte gli porteranno consenso. Il popolo per la vita nasce cattolico ma oggi abbraccia una moltitudine di persone. La maggior parte della popolazione americana non è sulle posizioni del presidente e del suo staff. Dai tempi di Tocqueville sappiamo bene che il popolo americano, e in particolare i cattolici, ha un forte senso civile, di appartenenza e lealtà alle istituzioni, ma con altrettanta forza sostiene la propria libertà di critica e il senso della giustizia e della vita".

"L'Osservatore Romano" scriveva che questo dell'aborto è "uno dei nodi attraverso i quali si qualificheranno i rapporti tra l'amministrazione Usa e le confessioni cristiane del Paese". E adesso?

"Giovedì, a Washington, duecentomila persone hanno marciato a favore della vita. Se la risposta del presidente è di estendere il diritto all'aborto, la profonda contraddizione di cui parlavo prima, con tutta la buona volontà non riesco a capire cosa di nuovo possa proporre. Ma staremo a vedere".

Fino a che punto questa faccenda complicherà i rapporti tra Usa e Vaticano? Benedetto XVI, nel suo telegramma di auguri al presidente Usa, ricordava i diritti di "chi non ha voce" ma anche "i poveri", gli "emarginati", parlava della pace tra le nazioni...

"La Santa Sede, è evidente, coinvolge la conferenza episcopale del Paese. In primo piano ci sono i vescovi statunitensi, ai quali voglio dare la mia più totale solidarietà: sono chiamati a dare ancora più forza alla loro testimonianza su tutto ciò che riguarda la dignità della persona, quindi non solo i temi bioetici ma anche la povertà, la crisi economica...".

Ma con Obama?

"Chiunque abbia delle responsabilità, quando inizia un cammino, dev'essere capace di valutare non solo le esigenze del proprio Paese ma anche le conseguenze che ne derivano altrove. Quanto avviene negli Usa ricade in altre parti del mondo. Per questo si dev'essere capaci di ascolto, di umiltà, e magari di chiedere aiuto agli altri".

Gian Guido Vecchi

24 gennaio 2009

REPUBBLICA

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2009-01-24

L'Osservatore Romano stigmatizza la scelta del nuovo presidente Usa di rimuovere il divieto

di finanziare le associazioni che promuovono le interruzioni di gravidanza nei Paesi in via di sviluppo

La Santa Sede contro Obama

"Su aborto scelta deludente"

La Santa Sede contro Obama "Su aborto scelta deludente"

Barak Obama nello Studio Ovale

ROMA - Una "decisione molto deludente", per l'Osservatore Romano, quella assunta dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama in tema di aborto. Il quotidiano della Santa Sede - con evidenza in prima pagina - bolla, riprendendo la posizione dei vescovi statunitensi, come "un errore sulla strada della difesa della vita umana e della dignità di ogni persona", la scelta del nuovo inquilino della Casa Bianca di rimuovere la cosidetta Mexico City Policy, che vieta il finanziamento delle organizzazioni impegnate nella pratica e nella promozione dell'aborto nei paesi in via di sviluppo.

"A Città del Messico, nel 1984 - ricorda il quotidiano della Santa Sede - si tenne un vertice dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sulla popolazione mondiale. In quella circostanza, l'allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, stabilì quella che è stata appunto definita 'la dottrina di Città del Messico".

"Un'amministrazione che vuole ridurre gli aborti non dovrebbe convogliare fondi verso organizzazioni che realizzano e promuovono gli aborti come metodo di pianificazione delle nascite nei paesi in via di sviluppo", scrive l'Osservatore Romano citando il cardinale americano Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia e presidente della Commissione episcopale per le attività pro-vita.

In compenso, "Plauso viene espresso dai presuli statunitensi - rileva Radio Vaticana - per la firma di Obama di un ordine esecutivo che mette al bando ogni forma di tortura. Il vescovo di Albany, Howard J. Hubbard, presidente della commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale americana, sottolinea che la Chiesa cattolica ha sempre condannato l'uso della tortura che va rifiutata come 'fondamentalmente incompatibile con la dignità della persona umana e in definitiva controproducente nello sforzo per combattere il terrorismo'".

(24 gennaio 2009)

 

 

L'UNITA'

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2009-01-24

Obama: sì ad aborto e cellule staminali

Con un previsto colpo di spugna su una legge di George W.Bush e l'affermazione dell'impegno a "proteggere il diritto di scelta della donna", il presidente Barack Obama ha riaperto il dibattito sull'aborto negli Usa e potrebbe riaprire anche quello sulla ricerca sull'embrione. Ma per ora si tratta di un approccio soft, che lascia la porta aperta al dialogo, a conferma dell'esigenza di Obama di non scatenare battaglie culturali nel paese, in un momento in cui ha bisogno di unità bipartisan per le emergenze economiche. Ma i vescovi cattolici hanno espresso "grande disappunto" per la mossa di Obama.

"Un'amministrazione che vuole ridurre gli aborti non dovrebbe deviare fondi federali verso gruppi che promuovono l'aborto", ha affermato il cardinale di Filadelfia Joseph Rigali, responsabile della commissione per la vita nella

Conferenza dei vescovi. La Chiesa teme inoltre che siano in arrivo scelte che rimettano in discussione leggi federali e statali che nel corso degli anni hanno limitato gli effetti della sentenza "Roe contro Wade", che legalizzò l'aborto 36 anni fa. "Siamo preoccupati - ha detto alla Radio Vaticana il vescovo di Orlando, Thomas Gerard Wenski - per il fatto che gli ideologi pro-aborto possano prevalere in Congresso e presentare a Obama una proposta di

legge abortista più radicale".

Obama ha firmato un ordine esecutivo con cui rimuove un divieto nell'uso di fondi federali per la promozione dell' interruzione di gravidanza all'estero, che è al centro di un palleggiamento politico da 25 anni. Nel 1984 l'allora presidente repubblicano Ronald Reagan stabilì quella che è stata battezzata la "dottrina di Città del Messico", dal luogo dove si teneva un vertice dell'Onu sulla popolazione. In pratica, Reagan vietò l'uso di soldi pubblici per organizzazioni non governative, attivisti e cliniche che, nell'ambito di iniziative di pianificazione familiare nei paesi in via di sviluppo, praticavano aborti o li proponevano nei loro consultori.

Bill Clinton, al suo arrivo alla Casa Bianca nel 1993, fece della rimozione della "Mexico City Policy" l'obiettivo del suo primo ordine esecutivo da presidente e scelse di firmarlo il 22 gennaio, nell'anniversario della sentenza Roe contro Wadè che nel 1973 ha reso legale l' aborto negli Usa. Bush, non appena diventato presidente nel 2001, annullò la decisione di Clinton sempre nella data simbolica del 22 gennaio, quando a Washington da anni decine di migliaia di persone invadono il Mall per la cosiddetta "Marcia per la vita", contro l'aborto.

Obama aveva fatto sapere da tempo che avrebbe riportato la situazione all'epoca di Clinton, annullando l'ordine di Bush, ma

ha scelto - con un altro simbolismo - di non farlo il 22 gennaio. Un gesto che è stato letto come un segno di volontà

di non andare allo scontro con gli antiabortisti, che hanno invaso giovedì la stessa spianata dove, 48 ore prima, circa 2

milioni di persone avevano salutato il giuramento di Obama.

Un ulteriore segnale della cautela del presidente su questo terreno, è stata la scelta di firmare l'ordine senza enfasi,

lontano dalle telecamere e tenendo un profilo assai più basso di quello scelto per annunciare per esempio l'ordine per la

chiusura di Guantanamo e delle prigioni segrete della Cia. I giornalisti in un primo momento dovevano partecipare alla firma,

ma la Casa Bianca ha poi cambiato idea.

Obama ha diffuso, nell'anniversario di "Roe contro Wade", una dichiarazione nella quale ha ribadito il proprio impegno per

"il diritto di scelta della donna" e sottolineato la convinzione che la sentenza del 1973 "non solo protegge la salute e i diritti riproduttivi delle donne, ma rappresenta un principio più ampio: che il governo non deve interferire nelle

questioni familiari più private".

Ma le battaglie sul fronte etico sembrano solo rimandate negli Usa. La Chiesa è pronta a scendere in campo contro Obama

se sul suo tavolo arriverà per la firma una legge, il Freedom of Choice Act (Foca), che il Congresso sta sviluppando e che

dovrebbe prevedere una rimozione di tutti i limiti all'aborto decisi a livello federale e statale negli ultimi decenni. E un altro possibile scontro potrebbe maturare sul terreno della ricerca sulle cellule staminali embrionali.

Obama ha promesso di rimuovere i limiti al finanziamento federale alla ricerca sull'embrione stabiliti da Bush nel 2001.

La Fda, l'agenzia federale che vigila sulla ricerca scientifica, ha mandato oggi un segnale di inversione di rotta in questo

senso, autorizzando per la prima volta una società privata a svolgere test con staminali embrionali su pazienti umani.

"È tempo che noi smettiamo di politicizzare il tema": in questi termini il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è intervenuto in serata con una dichiarazione scritta, per spiegare le ragioni della sua posizione in tema di aborto. Secondo Obama, "i vincoli posti dalla "Mexico City Policy" sono ingiustificatamente ampi nella legislazione vigente, e negli ultimi otto anni hanno minato gli sforzi di promuovere una pianificazione famigliare sicura ed efficace nel Paesi in via di sviluppo. Per queste ragioni, riteniamo corretto superare questa politica e rilanciare i tentativi di proteggere e rafforzare in

modo consapevole le donne e promuovere un sviluppo economico globale".

"Per troppo tempo l'assistenza internazionale della pianificazione familiare è stata usata come un tema politico - ha proseguito il presidente americano - in un dibattito senza sbocco che è servito solo a dividerci. Non ho intenzione a continuare in questo dibattito stantio e infruttuoso".

"È tempo - ha affermato Obama - che la finiamo con la politicizzazione del tema. Nelle prossime settimane la mia amministrazione comincerà una franca conversazione sulla pianificazione familiare, lavorando per trovare aree di un terreno comune in cui fare incontrare al meglio i bisogni delle donne e delle famiglie in America e nel mondo".

24 gennaio 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-01-24

Obama, più fondi per l'aborto. Svolta anche sulle staminali embrionali

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24 gennaio 2009

La posizione di Barack Obama sui temi etici più sensibili era ben nota, fin da quando l'attuale presidente degli Stati Uniti era senatore dell'Illinois. Ma con la firma di un ordine esecutivo con cui rimuove il divieto dell'uso di fondi federali per la promozione dell'interruzione di gravidanza nei Paesi in via di sviluppo, e con la volontà esplicita di "proteggere il diritto di scelta della donna", il presidente ha di fatto riaperto il dibattito sull'aborto negli Stati Uniti e si sta muovendo in modo tale da dare impulso alla ricerca sulle cellule staminali, anche embrionali. Insomma, l'esatto contrario di ciò che ha fatto l'ormai ex presidente George W. Bush. La questione dell'aborto è estremamente delicata negli Usa: nel 1984 l'allora presidente repubblicano Ronald Reagan stabilì quella che è stata ribattezzata la "dottrina di Città del Messico", dal luogo dove si teneva un vertice dell'Onu sulla popolazione. In pratica, Reagan vietò l'uso di soldi pubblici per organizzazioni non governative, attivisti e cliniche che, nell'ambito di iniziative di pianificazione familiare nei Paesi in via di sviluppo, praticavano aborti o li proponevano nei loro consultori. Bill Clinton, al suo arrivo alla Casa Bianca nel 1993, fece della rimozione di questo provvedimento l'obiettivo del suo primo ordine esecutivo da presidente e scelse di firmarlo il 22 gennaio, nell'anniversario della sentenza del 1973 in cui è stato legalizzato l'aborto negli Usa. George W. Bush, non appena diventato presidente nel 2001, annullò la decisione di Clinton sempre nella data simbolica del 22 gennaio, quando a Washington da anni decine di migliaia di antiabortisti compiono la Marcia per la vita. Obama aveva fatto sapere da tempo che avrebbe riportato la situazione all'epoca di Clinton, annullando l'ordine di Bush, ma ha scelto deliberatamente di non farlo il 22 gennaio, un gesto che è stato letto come un segno di volontà di non andare allo scontro con gli antiabortisti. In una dichiarazione scritta, inoltre, il presidente ha chiesto di "non politicizzare" il tema dell'aborto, segno di una volontà di non caricare di eccessivo simbolismo le decisioni in campo etico, mentre il Paese sta attraversando un momento di grave crisi economica, che necessita dell'unità e dell'impegno di tutta la nazione. Ma, inevitabilmente, le prime proteste si sono già fatte sentire, soprattutto per bocca della Chiesa cattolica, il cui episcopato ha già espresso "grande disappunto" per la mossa di Obama. "Un'amministrazione che vuole ridurre gli aborti non dovrebbe deviare fondi federali verso gruppi che promuovono l'aborto", ha affermato il cardinale di Filadelfia Joseph Rigali, responsabile della commissione per la vita nella Conferenza dei vescovi. La Chiesa teme inoltre che siano in arrivo scelte che rimettano in discussione leggi federali e statali che nel corso degli anni hanno limitato gli effetti della sentenza "Roe contro Wade" che legalizzò l'aborto 36 anni fa. "Siamo preoccupati - ha detto alla Radio Vaticana il vescovo di Orlando, Thomas Gerard Wenski - per il fatto che gli ideologi pro-aborto possano prevalere in Congresso e presentare a Obama una proposta di legge abortista più radicale". La Chiesa, infatti, è pronta a scendere in campo contro Obama se il presidente firmerà una legge, il Freedom of Choice Act, che il Congresso sta sviluppando e che dovrebbe prevedere una rimozione di tutti i limiti all'aborto decisi a livello federale e statale negli ultimi decenni. Ma le barricate sul fronte etico sembrano solo rimandate negli Stati Uniti: un altro possibile scontro potrebbe maturare sul terreno della ricerca sulle cellule staminali embrionali, dato che Obama ha promesso di rimuovere i limiti al finanziamento federale alla ricerca sull'embrione stabiliti da Bush nel 2001. L'agenzia federale che vigila sulla ricerca scientifica, ha mandato ieri un segnale di inversione di rotta in questo senso, autorizzando per la prima volta una società privata a svolgere test con staminali embrionali su pazienti umani.

 

 

 

 

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http://espresso.repubblica.it/

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